Montecassiano è un borgo di impianto medievale arroccato su una collina a metà fra i Monti Sibillini e la costa Adriatica. Il paese conserva il suo impianto arroccato entro il perimetro delle antiche mura, ormai antropizzate. Tutto attorno si dipana una sorta di circonvallazione che separa il costruito storico dagli accrescimenti seguenti.
Proprio in questa prima espansione, oltre la via di circonvallazione, sorgeva un manufatto di servizio, un garage ad un piano addossato al confine di proprietà ed affacciato a sud su una corte di proprietà.
Il tema progettuale era quindi sfidante: da un lato confrontarsi con il contesto storico dall’altro realizzare un edificio residenziale che non poteva (per vincoli civilistici) discostarsi dal sedime precedente né avere aperture a nord.
I proprietari, sensibili e colti di architettura, hanno sposato l’idea di ricostruire un volume semplice, che si articola in modo lineare attorno al soggiorno.
Un po' come le case tipiche marchigiane si è scelto di porre il soggiorno e la cucina al centro della casa destinando alle altre funzioni residenziali le ali laterali.
Questa composizione non poteva prescindere da una trasposizione materica e simbolica. Il soggiorno, è stato pensato inondato dalla luce diurna del mezzogiorno, aprendosi verso la corte ed accogliendo il paesaggio circostante attraverso una ampia vetrata.
Per enfatizzare la sua “presenza/assenza” era necessario affiancargli dei volumi con matrice materica forte e decisa, siamo così ricorsi alla pietra di “Pietre d’arredo” che ha rivestito gli spazi a destra e sinistra del soggiorno ricavando così un piccolo patio aperto. Metaforicamente ci è piaciuto anche “proteggere” con la materia le funzioni più private (i bagni e la cucina) enfatizzando la massa attraverso la sottrazione minima dei vuoti delle finestrature.
Per la finitura era necessario dialogare con il contesto, ricco di laterizi faccia a vista, quindi i colori adottati hanno seguito cromaticamente quelli presenti nelle circostanze.
Tecnologicamente, al di sopra del necessario piano fondale in calcestruzzo armato si è optato per una struttura in acciaio di tipo pendolare con solai di copertura in legno. Le chiusure perimetrali sono in tecnologia leggera. L’impiantistica segue la filosofia del progetto essendo quella stretta necessaria al suo corretto funzionamento senza eccessi: l’edificio ad oggi si comporta in modo pressoché passivo e nonostante la forma, captante, gestisce il confort con minimi consumi energetici.
Proprio la scelta delle pareti a secco ha comportato uno studio particolare per l’ancoraggio delle pietre di rivestimento che sono state solidarizzate alle pareti mediante un sistema misto “chimico / meccanico”, dove alla uniformità del fissaggio con collanti è stato affiancato un sistema di ancoraggi meccanici che si sono comportati in modo eccellente durante la crisi sismica che ha colpito le marche nel 2016.
L’edificio vuole essere un segno contemporaneo, pensato e deciso, una risposta attuale alle esigenze abitative di una coppia con figli, che si apre al dialogo con l’esterno ma che ha riservati momenti di privacy. L’architettura sfugge alla tentazione mimetica e scimmiottante degli edifici che simulano tecniche costruttive antiche e si pone come una riflessione sul costruire odierno, tenendo insieme materiali diversi senza perdere il calore che soltanto texture materiche come le pietre naturali sanno offrire. A maggior ragione, nell’ottica del basso impatto ambientale, con pietre ricostruite che evitano lo sfruttamento delle cave.
L’Ingegner Stefano Donati consegue la Laurea Magistrale in Ingegneria Edile e Architettura nel 2002 presso l’Università Politecnica delle Marche. Nel 2003 fonda l’omonimo studio professionale occupandosi in prevalenza di restauri e ristrutturazioni. Le competenze acquisite nel settore lo portano ad ottenere la docenza a contratto del corso di “Costruzioni edili” presso l’UNIVPM e ad ampliare le proprie esperienze professionali verso il mondo delle costruzioni. Fra i restauri più importanti: il Torrione XV sec, il Complesso della Chiesa e del Convento dei Servi di Maria di Montefano, il restauro di Palazzo Azzoni e delle relative cantine storiche. Particolarmente importante è l’esperienza maturata nei restauri di Palazzo Leopardi, della casa natale del poeta Giacomo Leopardi e della “casa di Silvia”, dove l’architettura si è dovuta cimentare con il rispetto per la memoria storica e il dover passare alle generazioni future.
Nel 2018, la rigenerazione urbana dei Giardini Morigi di Filottrano ha vinto il Premio Città Verde come “miglior parco d’Italia”. Nel 2020 consegue l’abilitazione alla professione di architetto. Con Stefano Donati collaborano da anni l’Ing. Michela Caporaletti, l’Ing. Chiara Teloni, il Geom. Mirko Balestra e l’Ing. Alessandro Brunori.